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Ian Penman

Mi porta a casa, questa curva strada

I Edizione

 24,00

208
pagine
Formato
15,5 x 21
Rilegato
in brossura
I Edizione
ISBN
9788899591458
Ian Penman
Ian Penman

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Scarica il primo capitolo di questo libro, e immergiti nelle atmosfere descritte da Ian

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Tradotto da Luca Fusari
“Ci sono picchi di successo che somigliano a una privatissima forma di insuccesso”, scrive Ian Penman nelle pagine qui dedicate al jazzista Charlie Parker, a proposito del quale subito dopo cita questi versi di Yves Bonnefoy: “Amare la perfezione in quanto soglia,/ma conosciuta negarla, dimenticarla morta,/ l’imperfezione è la cima”.

Può sembrare inusuale che in un libro di saggi musicali si tratti di poesia e destino, ma il fatto è che nessuno scrive di musica come Ian Penman, e nessuno come Penman, forse il più grande critico musicale vivente, riesce a collegare l’estetica “pop” a un discorso culturale che ha la propria origine tanto nel rock e nel jazz quanto nella filosofia di Heidegger e di Derrida, e a unire la passione per la musica leggera a una personale visione del mondo che affonda le proprie radici in autori come Roland Barthes, Susan Sontag e Walter Benjamin. Mi porta a casa, questa curva strada – che riprende un distico di W.H. Auden in cui il termine “track” viene portato a significare tanto il sentiero che si percorre quanto la traccia incisa su disco – racconta in modo impareggiabile la traiettoria umana e artistica di James Brown, Frank Sinatra, Elvis Presley, Prince e dello stesso Charlie Parker, e affronta, attraverso figure quali Donald Fagen degli Steely Dan e John Fahey, alcuni snodi della cultura popolare tra il Novecento e oggi come la cultura mod e il fenomeno hipster. Tra un saggio e l’altro del libro, scrive Penman, “potrebbe esserci una rete di indizi, consigli e suggestioni seminascosti che si insinua tra le righe o dietro di esse e aspetta soltanto di essere trovata, mentre l’altro filo conduttore è una tesa dialettica tra il disordine e talvolta la disperazione della vita privata degli artisti di cui si parla e l’eleganza, l’economia quasi soprannaturale delle loro canzoni…”. Così, pagina dopo pagina, la strada, o traccia, del titolo e dei versi di Auden porta a noi stessi, a quel luogo in cui esistiamo davvero che a volte, o forse sempre, è la musica.

“Tutti gli otto saggi del libro possiedono una profondità e un’ampiezza di pensiero davvero notevoli, ma quelli su James Brown, Charlie Parker e Prince non sono solo definitivi, sono semplicemente inimitabili”.

The Guardian

“Penman ha una visione del mondo da umanista e questa collezione di suoi saggi è senza uguali e colpisce il lettore nel profondo del proprio essere”.

The Quietus

“Una lettura fondamentale e affascinante ricca di echi spirituali e di conoscenze segrete”.

The Observer

“Lo stile di queste pagine è preciso ed evocativo, e sorprendente come un’improvvisazione jazz…
L’orecchio di Penman per qualsiasi ipnotica sfumatura non ha rivali in nessun altro critico musicale vivente”.

Gary Indiana

“Ian Penman è il William Hazlitt della musica pop. Ogni suo scritto è un vero e proprio evento, e questo è un libro indispensabile”.

Andrew O’Hagan
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